venerdì 22 aprile 2011

Gostanza la strega di San Miniato



Gostanza: La strega di San Miniato

Vorrei introdurvi la storia di una donna vissuta circa 500 anni fa in un paese della Toscana  a metà strada fra Firenze e Pisa. Una donna non più giovane, ne ricca, visto che si guadagnava da vivere facendo la levatrice; se fosse bella, questo è un dato che il Tribunale della Santa Inquisizione non registrò..
Nel 1594, nel castello di Lari, vicino a Pisa, due donne e due uomini, di fronte ad un notaio e al vicario del Vescovo di Lucca, accusano Gostanza da Libbiano di aver provocato la  morte di alcuni bambini per mezzo di pratiche stregoniche; Gostanza, interrogata al processo che si svolse a San Miniato, ammette di aver usato alcuni unguenti e di aver posto sulle partorienti una candelain segno di buon augurio, ma nega di aver causato la  morte dei neonati.
Da lì a pochi giorni però la testimonianza di un’altra donna aggrava la posizione di Gostanza, e l’inquisitore la sottopone alla tortura della fune. Appesa ad una corda che le strazia le braccia, Gostanza ammette di aver provocato malefici ai danni di diverse persone. Nei giorni successivi, ogni volta che la tortura si ripete, la povera donna, disperata all’idea di nuove torture, incrementa la dose delle sue confessioni. Arriva persino ad ammettere di avere rapporti ravvicinati con svariati demoni, di assumere la forma di un gatto nero per succhiare il sangue dei bambini, per rubare le ostie consacrate per friggerle in padella e offrirle in sacrificio a “Polletto”, il demone con il quale ha periodici rapporti carnali.
Gostanza è praticamente ad un passo dal rogo quando, il 19 novembre dello stesso anno al processo interviene un nuovo inquisitore fiorentino, Dionigi da Costacciaro: uomo di solida cultura, si accorge che le confessioni di Gostanza sono piene di luoghi comuni, ingenui elementi di un repertorio di immagini alla portata di tutti, e decide di tenerla in carcere ancora alcuni giorni interrompendo la tortura. L’inquisitore la interroga altre volte. Il 24 novembre, infine, Dionigi chiede a Gostanza se voglia ancora confermare ogni cosa: la vedova esausta, spiega che è tutto falso e di aver raccontato quelle cose per la paura della fune. Il 28 novembre il processo si chiude con l’assoluzione di Gostanza che viene riconosciuta innocente, ma l’inquisitore intima la donna di non usare più pozioni terapeutiche e di trovarsi una casa in un’altra città.
Alla fine, nel giudizio di Gostanza, prevalse il buon senso, ma questa vicenda, tra le molte altre simili che gli archivi ci tramandano, si svolse nel periodo più virulento della “caccia alle streghe” e purtroppo, non tutte le presunte “streghe” poterono contare sulla lungimiranza di un inquisitore come il nostro Dionigi.
La tortura era ritenuta uno strumento d’indagine eticamente corretto, e gli stessi elementi che fecero scagionare Gostanza furono sufficienti a condannare altre donne al rogo.

Recentemente è stato girato un film su Gostanza e sulla sua storia di “strega per forza”. “Gostanza da Libbiano”. La regia è di Paolo Benvenuti e il film è interamente girato nella zona di San Miniato.
Volendo poi approfondire, esiste anche un libro che offre anche risvolti interessanti dal punto di vista antropologico. Edito da Laterza “Gostanza: la strega di San Miniato: Processo ad una guaritrice nella Toscana medicea”
(Slowtuscany - Damiano Andreini - Intermezzi editore)

Parlando di Gostanza abbiamo citato anche il Castello di Lari. Di questo e della sua storia vi parliamo la prossima volta.

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